le fiabe a cosa servono 

Le fiabe servono al piccolo che le ascolta, ma anche all’adulto che le racconta,

aiutano a comunicare a un livello profondo che sfugge al linguaggio quotidiano. Tramite le fiabe, il bambino comprende che anche lui riuscirà a risolvere i suoi problemi e trovare il suo lieto fine.

Il “C’era una volta” è il classico esordio delle fiabe, perché si riferisce ad un tempo non troppo vicino. Ma sufficientemente lontano perché il bambino possa essere rassicurato. Quello che fanno maghi, streghe e mostri non è qui e non ci può nuocere. Nonostante ciò, guai a dire che la magia non esiste! Il mondo del fanciullo è così magico che lui stesso crede di poterlo controllare. Infatti non si stupisce che il gatto di Alice parli. In questo contesto, le fiabe sono uno strumento pedagogico fondamentale, perché consentono al fanciullo di affrontare paure e insicurezze. Un maggiore vantaggio rispetto all’esperienza diretta (tutto ciò che c’è nel passato è come se fosse già stato risolto e quindi nuovamente risolvibile). E’ molto importante quindi la presenza di una parabola. Essa fa salire il racconto, culminando nella crisi, per poi riscendere verso la soluzione, aspirando al lieto fine.

Infatti, la struttura classica delle fiabe è costituita da alcune tappe che caratterizzano lo svolgersi degli eventi. All’inizio viene presentata la situazione insieme ai personaggi. Poi si delinea il problema da superare per il protagonista. Infine c’è la conclusione.

Inoltre i personaggi in genere sono: il protagonista della storia, il nemico che crea le difficoltà al protagonista e, a volte, può comparire un alleato che aiuta il protagonista a risolvere il problema. Il cattivo è quasi sempre presente e ha una sua utilità: serve a creare la difficoltà, dà il via alla storia. E poi il protagonista buono lo sconfigge e così l’ordine delle cose si ristabilisce.

Partecipate al concorso Un prato di Fiabe XVII Edizione Nazionale 2017

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